La calligrafia araba: non solo scrittura sacra ma arte a tutto tondo

La calligrafia araba: “l’arte suprema e sublime dell’Islam”

Dall’Albaicín di Granada dove persone per strada scrivono il tuo nome in arabo al costo di un euro alle incisioni sui monumenti e sugli edifici, la calligrafia araba è da sempre protagonista indiscussa dell’arte araba e islamica in tutte le sue forme: dalla letteratura alla pittura, dalla street-art all’architettura, dalla grafica alla scultura.

In una delle zone a cui viene attribuita l’origine della scrittura- all’incirca 5000 anni fa in Mesopotamia e in Egitto coi suoi geroglifici-, la scrittura araba ha iniziato a prender vita dal III secolo d.C. Eppure, per poter parlare del ruolo centrale e sacro della scrittura araba bisogna attendere l’avvento dell’Islam o, più precisamente, la raccolta degli insegnamenti e delle rivelazioni meccane e medinesi che Muhammad recepì da Allah, ovvero il libro sacro della religione islamica: il Corano.

Nei primi anni trenta del 600 d.C. Allah si rivelò a Muhammad tramite l’angelo Gabriele e le prime parole che gli vennero rivolte – contenute nella sūra 96 del Corano, “Al Alaq”,- recitano:

Grida, in nome del tuo Signore, che ha creato,
ha creato l’uomo da un grumo di sangue!
Grida! Ché il tuo Signore è il Generosissimo
Colui che ha insegnato l’uso del calamo,
ha insegnato all’uomo ciò che non sapeva.

Nonostante siano possibili due differenti traduzioni per il quarto versetto- sostituendo «l’uso del calamo» con «mediante il calamo»-, ciò che rimane certo è che: il calamo, e di conseguenza la scrittura, dev’essere ricolmo di valore per essere menzionato già nei primi versi della prima rivelazione. Il primato della scrittura si afferma irrevocabilmente se si pensa che il Corano è espressione diretta e assoluta di Allah. Non vi è stata nessuna reinterpretazione da parte di Muhammad, diventando dunque «depositario di una lingua perfetta, di una grammatica araba definitiva e di una lingua inarrivabile per bellezza» (Vanoli, 2016: 24).

È in questi contesti che risiede la sacralità della calligrafia araba. Perché costituisce il mezzo con cui viene messa per iscritto la parola di Allah e «Allah parla in arabo, afferma la sua volontà in arabo e la sua voce si fissa sulla pagina in quegli eleganti caratteri corsivi» (Vanoli 2016: 23). Ed è per questo che la calligrafia araba è diventata «l’arte suprema e sublime dell’Islam» (Campanini 2021: 26).

Alla fine del VII secolo, per diffondere la parola di Allah e per riuscire a comunicare con la popolazione eterogenea che si era formata dovuta alla serie di conquiste avviate dai califfi ben guidati, iniziò il processo di arabizzazione dei territori. Oltre alla redazione di atti amministrativi in arabo su papiro, venne minuziosamente incisa sulle monete la bàsmala- invocazione religiosa formata da «bi’smi ‘llahi ar-rahmàni ar-rahìm» ovvero «in nome di Dio, il Misericordioso Abbondante di misericordia»- e agli amanuensi fu affidato un compito di grande importanza: le prime trascrizioni del Corano su pergamena, la cui lavorazione risultava essere molto complessa e costosa. Solo dopo il X secolo, gli amanuensi iniziarono a copiare il Corano sulla carta, meno costosa, e riuscirono a dedicarsi anche alla decorazione e alla colorazione delle pagine e del testo: le vocalizzazioni venivano scritte con un colore diverso rispetto alle parole.

Infine, l’introduzione della stampa fu un procedimento lento e combattuto per diverse ragioni, sopratutto per quanto concerneva i libri religiosi e il Corano: sia perché ne era vietata la stampa data la sacralità della calligrafia araba, sia perché i copisti vi si opponevano sentendosi minacciati. Infatti, sembrerebbe che le prime stampe del Corano in Medio Oriente avvennero nel XIX secolo tuttavia, ancora oggi rimane una questione controversa siccome molte persone prediligono la versione scritta a mano dove «la bellezza della parola scritta deve essere un omaggio alla grandezza del verbo divino» (Mion 2016: 73).

Gli stili calligrafici

Oltre alla precisione e alla meticolosità, la capacità di un calligrafo sta nel saper maneggiare gli spazi, estendere e contrarre le lettere in modo da descrivere un moto elegante e armonioso di forme e di linee.
A seconda del rinnovamento degli strumenti, dei materiali e delle tecniche dei calligrafi, nei secoli si sono sviluppati numerosi stili di scrittura normati in modo rigido e con specifici metodi di insegnamento, come ad esempio: ta’liq, diwani, thuluth, naskh e nasta’liq e molti altri. A loro volta si sono stabilite delle scuole e delle associazioni di calligrafia araba in vari territori che hanno portato molti degli stili a “stanziarsi” in determinate aree geografiche.

Uno dei più antichi tipi di scrittura araba è sicuramente quello kufico: nato a Kufa in Iraq e utilizzato per scrivere il Corano nei primi secoli della trascrizione. Nell’immagine B sono raffigurate diversi stili kufici: arcaico, fogliato, floreale e quadrato (nella foto: in ordine dalla prima all’ultima).

Nell’area iraniana, vengono impiegati principalmente due stili: naskh e nasta’liq. Le lettere del primo sono composte da tratti curvi ma anche lineari, sono facilmente comprensibili ed è per questo motivo che è uno degli stili più diffusi in Iran, in Afghanistan e in tutto il mondo arabo, tant’è che viene scelto per la redazione del Corano, dei testi scritti, dei giornali, del web etc.
Il secondo, invece, è un po’ più elegante ma le lettere sono poste molto vicine l’une alle altre, lasciando poco spazio alle vocalizzazioni- segni posti al di sopra o al di sotto di una parola che indicano le vocali brevi- che sono quasi sempre omesse. Un’interessante curiosità in merito al nasta’liq è la descrizione del modo in cui vengono elaborate le lettere: i calligrafi personificano quest’ultime con entità presenti in natura o oggetti. Questa pratica sembrerebbe avere delle basi dai poeti persiani che paragonavano i lineamenti delle persone amate alle lettere dell’alfabeto.

La calligrafia in Turchia, come del resto anche la realtà socio-politica e religiosa, ha subito una drastica rottura dal 1928 perché l’alfabeto arabo usato come sistema di scrittura della lingua turca è stato sostituito con l’alfabeto latino. Tuttavia, negli ultimi anni, grazie ai centri di ricerca per la preservazione della cultura islamica che sono stati fondati nella regione, si è avuta una ripresa dello studio dell’arte calligrafica araba.

Calligrafia: le mille forme artistiche

La calligrafia araba è a tutti gli effetti un tipo di arte.
Già dall’antichità, dove a differenza delle altre civilizzazioni in cui veniva utilizzata principalmente a scopo decorativo, la calligrafia araba si è resa protagonista di svariate opere e ambiti artistici dimostrando di essere uno strumento colmo di una pluralità di valori e significati. In particolare, riesce a toccare realtà sensoriali diverse: può comunicare un informazione o un messaggio, religioso o meno, e quindi avere un valore a livello contenutistico e semantico; oppure dover dare vita ad un disegno o una raffigurazione: ovvero le lettere, le parole o le frasi possono essere organizzate in modo da ricreare e rappresentare visivamente forme e figure o ancora, essere un elemento di decorazione e di abbellimento di opere magistrali e superbe come gli arabeschi nelle moschee e nei palazzi antichi come l’Alhambra di Granada, in Spagna.

In merito all’aspetto della comunicazione, un esempio è sicuramente l’artista El Seed coi suoi calligraffiti, in cui cerca di «far luce su situazioni di degrado […] per mostrare al mondo che i colori riescono ad arrivare anche in questi luoghi» (El Seed: l’arte dei calligraffiti).

Potremmo dire infine che la calligrafia araba facilmente permea vari tipi di arte: dalla street-art alla pittura, dalla scultura all’architettura, affermandosi come punto di riferimento non solo della cultura islamica ma anche del mondo arabo. Questo primato è stato sì conferito dal fatto che la scrittura è rivelatrice del messaggio coranico, ma anche dovuto al divieto di raffigurare volti umani o animali nelle opere islamiche, per cui la calligrafia ha potuto rinnovarsi e acquisire sempre più centralità ed importanza in molti campi: come le «bàsmala zoomorfiche […]: l’arte di disegnare il nome di Dio e la sua invocazione in modo da comporre uccelli o leoni o fiori, la trasfigurazione pittorica dei versetti del Corano».

Araba o islamica, le forme artistiche a cui la calligrafia riesce a dar vita sono intrinseche di valori, emozioni, significati e bellezza, o come ha dichiarato El Seed:

credo che la scrittura araba tocchi l’anima prima di raggiungere gli occhi.

Norma Febbo

Bibliografia

  • Blair S., Islamic Calligraphy, Edinburgh University Press, 2006.
  • Vanoli A., Storie di parole arabe, Il racconto di un mondo mediterraneo, Adriano Salani Editores.u.r.l., 2016.
  • Campanini M., Estetica Islamica, astrazione e realtà, Morcelliana, 2021
  • Mion G., La lingua araba, Carocci editore, 2016.
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