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Juliana Seraphim: un mondo al femminile

Tondeggianti, armoniose, floreali, rosate. Questi sono i primi aggettivi che giungono alla mente quando si osservano le opere dell’artista palestinese Juliana Seraphim.
Attraverso la figura della donna, soggetto centrale nei suoi dipinti, raffigura il concetto di femminilità. L’identità femminile viene esasperata, tanto che le donne assumono sembianze divine. Sembra che l’artista voglia creare un cosmo in cui la donna possa essere finalmente protagonista.

Juliana è nata a Jaffa in Palestina nel 1934. A seguito della Naqba del 1948 è riuscita a fuggire in Libano e a trasferirsi nella capitale Beirut. Grazie all’ottenimento della cittadinanza libanese, ha avuto la possibilità di studiare arte a Firenze, Parigi e Madrid. Tra gli artisti palestinesi a lei contemporanei veniva considerata “estranea” dato che, a differenza loro, la sua arte non si rivolgeva alla politica di liberazione palestinese ma toccava altre tematiche. Jiuliana ha creato una sua arte surreale e fantastica, un mondo onirico che non corrisponde alla realtà terrena. Ha portato avanti una rivoluzione tutta femminile contro l’ordine costituito che vede la donna dipendente dall’uomo e legata ai lavori di cura. E’ proprio in questo tentativo di sovversione dello status quo che si concretizza il suo surrealismo artistico. Infatti, la corrente surrealista alla quale si è ispirata ha proprio l’obiettivo di dar vita a mondi artistici non aderenti alla realtà. Il fine è quello di rivendicare la possibilità di osservare il mondo attraverso nuove prospettive, e non solo attraverso il filtro di ciò che la società costituta ritiene corretto.

Fonte: https://dafbeirut.org/en/juliana-seraphim/works/1050-233684-untitled

In questo quadro l’occhio femminile è al centro e illumina una parte di questo cosmo surreale. L’opera sembra suggerire la necessità di dar voce alle donne, di non dimenticare che anche la donna possiede uno sguardo critico che deve essere tenuto in considerazione. Ovviamente il suo lavoro è influenzato dal panorama culturale in cui i valori femministi e la rivendicazione dei diritti delle donne erano al centro dei movimenti sociali e politici.

Le donne vengono dipinte con sfumature di colori tendenti al roseo, le forme sono rotondeggianti e i riferimenti agli elementi naturali ricorrenti. L’elemento floreale è onnipresente: le donne diventano fiori e i fiori si trasformano in donne. Chiaro è il tentativo di paragonare la donna ad un fiore per sottolineare la complessità, delicatezza e bellezza propri dell’ identità femminile all’interno del contesto culturale di provenienza.

Bellezza esteriore ma soprattutto interiore. Alcune fonti suggeriscono infatti che Juliana esprima nelle sue opere una complessa dimensione subconscia che associa alla femminilità. Complessa non poiché complicata ma piuttosto poiché repressa e schiacciata dalla presenza maschile.
Questa complessità si esprime nei corpi di queste donne. L’anatomia femminile si ibrida con fiori, farfalle, cavalli creando soggetti surreali e ammalianti.

Juliana è stata scelta ben tre volte per rappresentare la nazione libanese: alla biennale di Parigi, San Paolo e Alessandria. Alcune tra le sue opere sono esposte in Italia al museo della citta di Viareggio, mentre il resto dei suoi capolavori si trova sparso tra Francia, Libano e Giordania.
Juliana va ricordata come creatrice di un’utopia in cui la donna e la sua femminilità è esaltata e presa finalmente in considerazione.

Giorgia Facchini

Fonti

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