Habibi Funk: selezioni eclettiche dal mondo arabo
I brani che sentite qui sopra fanno parte di uno dei numerosi mix editi da Habibi Funk.
Habibi Funk è un’etichetta discografica che, al contrario di quanto il nome possa far pensare, ha sede a Berlino, in Germania. Habibi Funk è una sotto-etichetta (un’etichetta minore che dipende da un’etichetta più grande) di Jakarta Records, fondata dal tedesco Jannik Stürz. Stürz è un dj che ha iniziato la sua carriera proprio con il nome Habibi Funk.
L’etichetta si caratterizza per l’edizione di brani già esistenti provenienti da diversi Paesi arabi, risalenti per lo più agli anni ’60 fino agli ’80, riproponendoli a un pubblico più vasto.
Il sound di Habibi Funk risiede nel mix di generi, tra cui appunto il funk, ma anche jazz, dance, reggae o hip hop. Intrinseco alla musica è sempre un elemento che richiama il Paese di provenienza dell’artista. L’obiettivo non è di dare una dimostrazione della musica emblematica dei Paesi rappresentati, bensì proporre un sound specifico che è immediatamente riconducibile ai volumi composti dall’etichetta, che copre artisti alle volte sconosciuti negli stessi Paesi di provenienza.
La peculiarità di Habibi Funk nasce dal criterio utilizzato per selezionare i brani da pubblicare: non si tratta infatti di produzioni musicali nuove, ma anzi, di brani e artisti “riscoperti” dal fondatore dell’etichetta, che si fa anche curatore del progetto.
L’esercizio svolto da Habibi Funk è considerabile un lavoro di catalogazione che sta andando a creare una raccolta fisica e digitale di tesori musicali provenienti da aree ben specifiche del mondo.
L’etichetta si concentra infatti, come il nome vuole suggerire, sulla musica proveniente dal “mondo arabo”. L’espressione, in questo caso, è riduttiva per descrivere la provenienza della musica selezionata: il termine viene utilizzato in maniera indicativa, in quanto la musica è legata a Paesi in cui l’arabo è la lingua principale, ma non tutti gli artisti sono arabi e alcuni non lo usano nemmeno come lingua all’interno delle proprie canzoni.
Habibi Funk conta quasi trenta pubblicazioni. Tutte le uscite sono ascoltabili sia su Spotify che sulla pagina di BandCamp dell’etichetta.
Ciò che rende il progetto e l’attività di Habibi Funk unici nel suo genere e ricchi di qualità è la modalità con cui gli artisti e i brani vengono selezionati: in un’operazione invisibile al pubblico e che Stürz descrive in alcune interviste, il fondatore dell’etichetta sceglie la musica da pubblicare attraverso la ricerca, all’interno dei negozi di dischi dei vari Paesi che decide di coprire, di vinili e lavori di artisti che corrispondano al genere prescelto.
Il procedimento, negli anni, è diventato più semplice e più ricco grazie alle conoscenze raccolte dal curatore nel corso degli anni: come testimonia lui stesso, chi sa della sua attività lo porta a conoscere personalmente musicisti e artisti che potrebbero avere avuto delle conoscenze in comune con artisti da lui ricercati.
Questo metodo di ricerca non è il più rapido né il più comodo, sia da un punto di vista di lavoro, sia da un punto di vista di pubblicazione editoriale. Eppure è coerente con il progetto, perché l’obiettivo non è di creare profitto dalla vendita e dalla ripubblicazione degli artisti, ma di ritrovare musica che altrimenti rischia di andare persa e riproporla a un pubblico più ampio.
La stessa azione di ricerca della musica è alle volte farraginosa. Le produzioni di alcuni artisti, infatti, non esistono su vinile ma solo in cassetta prima della loro ripubblicazione, rendendo il lavoro un vero e proprio progetto di catalogazione digitale.
Habibi Funk ha ottenuto un esiguo successo a livello internazionale ed europeo: il profilo Spotify della pagina, nella quale sono pubblicate playlist divise per genere o Paese, raggiungono fino ai 70.000 ascolti.
Un’operazione del genere presenta un rischio elevato e importante da tenere in considerazione: quello di riproporre schemi di profitto coloniali, traendo guadagno dalle produzioni di artisti provenienti dall’area nordafricana e mediorientale. Nella realtà, Stürz è pienamente consapevole del meccanismo e nella divisione dei diritti d’autore, questi vengono divisi equamente tra la casa di distribuzione e gli artisti, le artiste o le loro famiglie.
Chiara Ricchiuto