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Sama’ Abdulhadi: prima dj donna palestinese

Non parlo di politica, io sono già un messaggio: sono una donna palestinese che fa la dj.

fonte immagine: ecointernazionale.com

Sama’ Abdulhadi, prima dj donna palestinese, è l’esempio perfetto di come la musica possa costruire ponti, collegare anime, rompere stereotipi.

È nata in Giordania in una famiglia di rifugiati palestinesi. Dopo gli accordi di Oslo del 1993 sono tornati in Palestina, più precisamente a Ramallah in Cisgiordania. Da allora la violenza ha iniziato a far parte della sua quotidianità: “siamo sempre stati circondati dalla guerra. Per noi bambini è diventata parte delle nostre giornate”. Sfortunatamente la situazione politica non è cambiata, ma Sama’ grazie alla techno ha trovato il suo spazio di libertà.

Era il 2008 quando, durante il suo primo viaggio fuori dalla Palestina, ha scoperto la techno a un rave in Libano. Da quel momento ha capito che voleva imparare a riprodurre quei suoni che le avevano permesso di estraniarsi dal presente e disconnettersi dalla realtà.

Ipnotizzata dalla dimensione sonora che aveva appena scoperto, decise di organizzare il suo primo party a Ramallah nel 2009, ma non fu un grande successo. Molti se ne andarono, non erano abituati a quel tipo di musica, non la comprendevano. Come racconta nelle sue interviste ci sono voluti 10 anni prima che le persone iniziassero ad apprezzare la sua musica ed ora in Cisgiordania ci sono più dj rispetto alle effettive feste che possono organizzare.

Gli ostacoli che ha dovuto affrontare nella sua carriera per potersi affermarsi a livello internazionale sono stati molti: si è dovuta far strada in un settore mondialmente dominato da uomini, provenendo da un paese in cui comunicare con il mondo esterno non è semplice.

Grazie ad una collaborazione con alcuni artisti palestinesi che vivono a Jaffa ha creato un ponte musicale che ha permesso di travalicare i muri che separano fisicamente gli artisti. Insieme hanno dato vita ad un’espressione musicale underground che trascende i confini e contribuisce a mantenere la cultura palestinese viva e contemporanea. Suonano insieme non solo per festeggiare e divertirsi ma per mandare un messaggio al mondo: “we are playing together not only for the cause of party but to make the connection strong with people and rebirth the Palestinian community again”.

Nel 2011 Sama’ è uscita sotto lo pseudonimo Skywalker con l’EP di debutto Life’s Pace e con Quantum Morphosis, un trittico pubblicato indipendentemente. Nel 2013 si è trasferita a Il Cairo, dove ha iniziato a lavorare come produttrice di musica per film, e nel 2016 ha fondato “Awyav”, un’agenzia di publishing che rappresenta artisti indipendenti provenienti dal mondo arabo.

Grazie a Sama’ e al suo esempio sono fioriti numerosi collettivi che continuano ad organizzare feste rendendo la scena underground di Ramallah una delle più vivaci e interessanti del mondo arabo.

Vi lasciamo il link per vedere un interessante documentario prodotto da Boiler room e che racconta l’attuale scenario musicale underground palestinese.

Giorgia Facchini

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