Olio di Argan e Argania spinosa: l’oro del Marocco e non solo

La maggior parte (ri)conoscerà questa bizzarra e assurda foto di numerose capre sull’albero e le domande che vi saranno sorte spontanee sono: «La foto è autentica?» ma sopratutto, «Cosa mai ci fanno delle capre sull’albero?». Bene, le rispettive risposte sono: sì, è tutto vero, la foto non è modificata a computer e sì, le capre salgono sull’Argania spinosa- un po’ motivate dai contadini un po’ per gola- per mangiarsi i frutti di Argan, simili all’oliva nell’aspetto ma economicamente più cari, da cui deriva l’olio di Argan.

Ma facciamo un passo alla volta.

L’Argania spinosa è definita una pianta endemica, ovvero cresce solo in un determinato territorio: in questo caso in Marocco, più precisamente nella parte sud occidentale, in zone prevalentemente aride. Data la resistenza a temperature di 50 gradi, le sue efficaci e penetranti radici e la sua longevità- può vivere fino a 200 anni-, è di fondamentale importanza per l’ecosistema circostante e per la vita agro-pastorale delle popolazioni locali. Di fatti, la foresta dell’Argania spinosa ospita diverse rare tipologie di flora e di fauna, tra cui il lotus marocchino, la lince del deserto e le capre berbere, e contrasta la desertificazione favorendo la coltivazione e la pastorizia.

Per tali ragioni, nel 1998 l’Unesco ha inserito questo specifico ecosistema nel programma scientifico «Man and the Biosphere» (MAB), che mira alla salvaguardia delle riserve naturali della biosfera e alla tutela del rapporto tra l’uomo e la natura. Inoltre, nel 2014 è stata accolta la richiesta del Marocco di inscrivere l’Argan e l’Argania spinosa alla lista dei Patrimoni culturali Immateriali dell’Umanità e, senza fermarsi qui, il 10 maggio 2021 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha inaugurato la Giornata Mondiale dell’olio di Argan.

Ed eccoci qua al “nocciolo” della storia: l’olio di Argan.

I benefici largamente riconosciuti espandono sempre di più la domanda di mercato globale, eppure sono diversi i fattori che minacciano la resilienza di chi estrae l’olio e della pianta da cui cresce.

Ma anche qui, andiamo per punti.

A livello locale viene usato come ingrediente per piatti tipici come il cous cous, le tajine di carne e di pesce, in vari dolci o addirittura, l’olio di Argan sembrerebbe essere il primo sapore che gustano i neonati Imazighen- termine con cui si definiscono le popolazioni berbere, ve ne abbiamo parlato qui-. E ancora: prezioso come medicinale contro i problemi cardiovasculari, come amuleto per scacciare le malattie e regalo di nozze.

A livello globale invece, negli ultimi anni è esploso nel mondo della cosmetica facendosi largo, nonostante la piccola percentuale di olio di Argan contenuta nei prodotti delle grandi marche, tra gli infiniti concorrenti per la cura dei capelli e del corpo perché ricco di vitamine e di proprietà nutritive e idratanti contro la secchezza, antinfiammatorie per l’acne ed è un ottimo alleato naturale contro le rughe.

Apprezzato dalle donne di tutto il mondo e lavorato a mano dalle donne Imazighen, le modalità dell’estrazione e della realizzazione dell’olio di Argan si tramandano di generazione in generazione all’interno della popolazione Imazighen femminile. Sedute su tappeti colorati, nonne, madri e figlie, tra canti e chiacchere, portano avanti un minuzioso procedimento che richiede tempo, perseveranza e molta pazienza, dato che per fare un litro di olio servono all’incirca 30- 50 kilogrammi di semi.

Raccolto durante i mesi di giugno, luglio e agosto, il frutto viene essiccato al sole, spogliato della buccia- che verrà data in pasto agli animali- e aperto con un colpo di pietra per reperire i semi che vi sono all’interno. Questi ultimi vengono tostati e macinati manualmente con uno specifico strumento fino a creare un composto denso. A conclusione del faticoso procedimento, il composto viene lavorato con le mani in un grande piatto di argilla con dell’acqua tiepida in modo da formare una specie di pasta- utilizzata poi come maschera per viso e capelli- da cui si ricava quello che è il puro e dorato olio di Argan.

È uno scenario a cui potreste assistere nel caso in cui vi doveste trovare nelle vicinanze di una delle cooperative locali che gestiscono la produzione di olio di Argan. Le cooperative presenti sul territorio offrono lavoro e autonomia sociale ed economica alle donne Imazighen, le quali, se prima affrontavano le fasi della lavorazione del frutto di Argan in casa mentre i mariti pensavano alla vendita, ora si ritrovano a poter raggiungere un luogo di lavoro in comune con altre lavoratrici e percepire un proprio stipendio. Per incentivare ancora più esplicitamente questo empowering femminile, in alcune cooperative è possibile partecipare a lezioni per imparare a scrivere e a leggere per contrastare l’alto tasso di analfabetismo.

Come ci insegna la storia però, c’è sempre un lato della medaglia nascosto, un po’ più problematico. In questo caso ce ne sono molteplici.

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Il commercio dell’olio di Argan è in continua crescita ed è stato stimato che entro il 2030 raggiungerà i 700 milioni di dollari. Questa espansione è dovuta al fatto che i consumatori ricercano sempre più prodotti naturali e l’olio di Argan, grazie alle sue infinite proprietà, è uno dei più validi. Cosa vuol dire esattamente? Come si traduce questa forte domanda di mercato globale sulla pelle della popolazione Amazighen, sull’antico sistema agrosilvopastorale del territorio e sulla foresta dell’Argania spinosa?

Innanzitutto, nonostante siano presenti diverse cooperative sul territorio, lo stipendio delle lavoratrici è pressoché irrisorio paragonato alla mole di lavoro- che dunque sarà sempre più carica di pressione- e al prezzo a cui l’olio viene rivenduto dalle grandi aziende o dalle imprese intermediarie, le quali capitalizzano tutto il profitto. Ragion per cui, alcune delle cooperative assieme all’aiuto di realtà internazionali stanno provando a creare direttamente i prodotti finali da vendere rispettando i differenti standard igienico-sanitari e le certificazioni richieste.

Secondo, la crescente migrazione delle popolazioni rurali verso le città alla ricerca di un lavoro meglio retribuito va a modificare gli equilibri del sistema agrosilvopastorale-identificato dalla FAO nella Globally Important Agricoltural Heritage Systems nel 2018- di cui la foresta dell’Argania spinosa fa parte. Quest’ultima è stata recentemente inserita nella Red List dell’Unione Internazionale per la conservazione della natura sotto la categoria “vulnerabile” dati i numeri della specie in diminuzione sia a causa dell’eccessiva siccità a cui viene messa alla prova dal surriscaldamento globale sia a causa dell’urbanizzazione. A tal proposito, il governo marocchino ha messo in campo una strategia che prevede la semina di mille e mille piante di Argan ogni anno. Da notare è anche che alcuni paesi come Israele e Messico stanno sperimentando la semina e la coltivazione dell’albero di Argania spinosa nei loro territori, forse per competere col monopolio marocchino o forse per salvaguardare l’albero di Argania spinosa, chissà.

L’unica certezza è che l’olio e l’albero di Argan sono entrambi preziosissimi alleati che contrastano diverse problematicità a livello locale e a livello globale e allo stesso tempo favoriscono dinamiche socio-culturali, ecologiche e di mercato; e va sottolineato come il primo sia apprezzato nelle beauty-routine di donne e uomini mentre il secondo dalle capre che ne scalano i rami per gustarsi il frutto.

Norma Febbo

Foto

  • United Nation of Industrial Development Organizations, Value-added argan oil increasing women’s independence in rural Morocco, <www.unido.org/news/value-added-argan-oil-increasing-womens-independence-rural-morocco>.
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  • X. Zhong, Value-added argan oil increasing women’s independence in rural Morocco, in United Nation of Industrial Development Organizations, <www.unido.org/news/value-added-argan-oil-increasing-womens-independence-rural-morocco>.

Bibliografia

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  • I. Rozengre, The women who make argan oil want better pay, BBC,<www.bbc.com/news/business-51370010>, pubblicato il 06.06.2020.
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  • United Nations Educations Scientific and Cultural Organization, Decision of the Intergovernmental Committee: 9.COM 10.30, <.unesco.org/en/decisions/9.COM/10.30>, pubblicato: 2014.

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