Zaha Hadid: pioniera del decostruttivismo architettonico
Forme curve che trasmettono l’idea della fluidità e del movimento. Queste sono le prime impressioni che inevitabilmente sorgono alla mente quando si osservano le opere dell’architetta Zaha Hadid.
Il termine archistar, come afferma Treccani, è un neologismo creato nel XXI secolo per riferirsi ad architetti a cui il calibro mediatico ha conferito le caratteristiche di una star, ovvero fama mondiale e immagine globalizzata.
Non esiste termine più adatto per riferirsi a Zaha Hadid, archistar di origine irachena che nel 2004 è stata la prima donna a vincere il premo Prtizker, massimo riconoscimento nell’ambito dell’architettura.
Zaha è nata in Iraq nel 1950 da una famiglia molto benestante. La sua condizione economica di partenza le ha permesso di potersi trasferire in Libano e studiare alla prestigiosa Università Americana di Beirut. Laureata in matematica nel 1972 ha poi deciso di stravolgere il suo percorso formativo e di dedicarsi all’architettura. Successivamente ha ottenuto il titolo ufficiale di architetta all’Architectural association school of architecture, una delle principali scuole di architettura del Regno Unito.
Nel 1980 ha aperto il suo studio “Zaha hadith architecture” e nel 1994 ha ottenuto la cattedra di architettura dell’università di Harvard.
Con una carriera strabiliante e tutta in salita, Zaha è considerata una vera e propria rivoluzionaria del settore. All’interno del documentario uscito nel 2017, un anno dopo la sua improvvisa scomparsa, viene rimarcata la consistente eredità artistica che ci ha lasciato. Zaha ha allargato il calderone di significati che vengono associati all’architettura e ha stravolto numerosi schemi convenzionali.
Ma in che modo?
Il punto di riferimento e ispirazione per la sua arte è stata la corrente del costruttivismo russo degli anni 20. Gli artisti di questo periodo furono i primi a opporsi alla composizione classica, andando oltre le geometrie tradizionali e utilizzando forme apparentemente disarmoniche. Allo stesso modo i lavori di Zaha Hadid decostruiscono la geometria tradizionale attraverso forme curve, frammentate e dinamiche. L’archistar viene, infatti, designata come principale esponente e pioniera del decostruttivismo, una nuova corrente artistica che ha distrutto i canoni dell’architettura classica.
Il suo stile
Zaha viene anche ricordata come “The queen of the curve”. Infatti, un elemento onnipresente all’interno delle sue composizioni è la curva. Possiamo affermare che l’archistar abbia legittimato la forma curva a livello architettonico.
Le strutture da lei progettate non hanno niente a che vedere con gli edifici a cui siamo abituati, tanto che a primo impatto risultano di difficile comprensione. Questo accade perché il nostro occhio non è abituato a questa sperimentalità architettonica.
L’utilizzo della forma curvilinea trasmette l’idea di movimento; è come se si fosse superato l’effetto statico, tipico di qualsiasi struttura. È proprio nel rompere gli schemi classici che si inserisce la sua arte.
Basti pensare alla torre Generali a Milano:
Anche conosciuta come “lo storto”, la particolarità di questo grattacielo è la sua torsione alla base, che si attenua sempre di più procedendo verso l’altro, fino a raggiungere la verticalità. Senza ombra di dubbio questo edificio rappresenta una rottura con la classica verticalità che caratterizza la maggior parte dei grattacieli.
Alcune sue opere
Prima di raggiungere la complessità artistica e tecnologica che caratterizza i suoi ultimi lavori c’è stato un lungo processo di maturazione che prese avvio con una delle sue prime opere : Vitra Building (1993), il primo complesso edilizio progettato da Zaha. Questo edificio è stato creato per essere una caserma dei pompieri.
Nonostante l’ evidente complessità e anti convenzionalità, l’edificio presenta una struttura piuttosto statica. La particolarità sta nell’aver accostato tre diversi materiali, ovvero acciaio cristallo e cemento, attraverso un incontro di linee e forme che sfida la nostra percezione. Al suo interno ci sono pavimenti in salita che sembrano piatti!
Un’altra sue opera recente che mostra il risultato della sua ricerca architettonica rispetto all’utilizzo della forma curva è l’aquatics centre.
Costruito a Londra per le olimpiadi del 2012, l’aquatic centre, è stato progettato prendendo come ispirazione il flusso dell’acqua in movimento. Infatti, il soffitto dell’edificio che ospita le piscine olimpioniche ha la forma di un’onda che imponente sormonta l’edificio.
Zaha grazie al suo lavoro ha lasciato una forte impronta nel settore architettonico. Terminiamo questo breve scritto di presentazione dell’artista con delle parole pronunciate negli ultimi anni di vita:
“L’obiettivo finale è quello di creare un mondo migliore. Credo ancora nel sogno per cui l’architettura può contribuire a creare una vita migliore”
Giorgia Facchini
Fonti
- https://www.artribune.com/television/2017/04/leredita-architettonica-di-zaha-hadid-raccontata-in-un-documentario/
- https://www.zaha-hadid.com/
- https://www.treccani.it/vocabolario/archistar_%28Neologismi%29/
n