Il mese sacro del digiuno

Ricordo la prima volta che sentii nominare la parola Ramadan. Ero in Sardegna nella casa estiva dei miei nonni, era Agosto, poco dopo mezzogiorno. Un caldo cocente faceva scivolare le gocce di sudore dalla fronte di mia nonna indaffarata nella preparazione del pranzo. Io e mia sorella giocavamo in corridoio quando ad un certo punto bussò alla porta un signore che, tutto affaticato, consegnò a mia nonna la nuova edizione aggiornata delle pagine bianche. Mia nonna chiese al ragazzo se volesse un bicchiere d’acqua ma lui rifiutò poiché disse di essere in Ramadan, e che quindi non avrebbe potuto bere e mangiare fino al tramonto. Ricordo che rimasi molto colpita dalle sue parole. Quella fu la prima di una lunga serie di volte in cui sentì parlare di Ramadan. Questo perché in Italia la religione islamica è molto diffusa, è la seconda più praticata dopo il cattolicesimo: si stima che siano presenti circa 2 milioni di fedeli. Dato che inevitabilmente capiterà a tutti noi di entrare in contatto con questo fenomeno, riteniamo importante informare adeguatamente rispetto a uno dei precetti fondamentali di questa religione.

La comprensione e il dialogo nascono anche da una conoscenza reciproca. In questa prospettiva l’attenzione a migliorare l’informazione sull’Islam assume un ruolo importante per favorire un incontro positivo con questo universo culturale.

L’obiettivo di questo articolo è quello di spiegarvi in maniera semplice e concisa cos’è il Ramadan e il digiuno collegato a questo mese, come si struttura la giornata di un fedele in questo periodo, chi può digiunare e chi invece viene considerato esente e infine cosa significa per un musulmano praticare il digiuno nel mese di Ramadan.

Il digiuno, in arabo sawm الصوم o siyam الصيام, si configura come uno dei cinque pilastri fondamentali dell’Islam (atti del culto). Questo pilastro, così come gli altri, è elencato nel Corano, precisato nella Sunna e inoltre studiato dalla giurisprudenza islamica.

Definito alla lettera, il digiuno consiste nell’astensione completa da cibi, bevande, rapporti sessuali e fumo, dal momento che precede lo spuntare dell’alba fino al tramonto. Quando arriva la notte è possibile mangiare e bere per riacquistare le energie, e il pasto che segna la rottura del digiuno si chiama Iftar. Questa pratica si protrae per tutto il mese di Ramadan, il nono mese del calendario islamico. Quest’ultimo viene considerato sacro poiché la tradizione insegna che in questo periodo è stato rivelato il Corano a Maometto.

Se restringessimo il significato del digiuno alla mera pratica commetteremmo un gravissimo errore. L’istituzione del digiuno è una caratteristica spirituale ed etica unica e intrisa di un forte significato simbolico che trascende la pratica. Il digiunare può essere considerato come un mezzo per raggiungere uno scopo più grande: Dio.

La pratica del digiuno deve infatti essere considerata come un tributo di adorazione nei confronti di Dio. L’Imam Hammouda Abdelati afferma che il sawm insegna all’uomo il principio dell’amore sincero, perché, allorché osserva il digiuno, lo fa per profondo amore di Dio. E l’uomo che ama Dio d’amore sincero è un uomo che sa davvero cosa sia l’amore. Inoltre Abdelati suggerisce che il digiuno è una grande prova di autodisciplina che istruisce l’uomo alla pazienza e al trascendimento di sé; infatti questa esperienza fa comprendere al digiunante quali siano gli effetti provocati da quelle medesime privazioni negli altri uomini. In questo modo sarà molto più incline nel provare solidarietà e quindi aiutare coloro che non dispongono dei beni di prima necessità.

Il digiuno è uno dei 5 atti del culto e dunque deve essere rispettato da tutti i fedeli che ne abbiano la possibilità, infatti per raggiungere la salvezza è fondamentale dimostrare di meritarsela attraverso le buone azioni e l’osservazione dei 5 pilastri. Tuttavia, esistono delle tipologie di fedeli che sono esenti da questa pratica e che elencheremo di seguito:

  • I bambini al di sotto dell’età della pubertà, la quale si aggira normalmente intorno ai 14 anni. I bambini devono essere comunque incoraggiati a seguire questa buona pratica gradualmente;
  • Uomini e donne troppo deboli per sopportare la difficoltà del digiuno tra cui malati e anziani;
  • Le donne in gravidanza e mestruate;
  • Coloro che viaggiano su un percorso di circa cinquanta miglia o più. In questa circostanza possono interrompere il digiuno temporaneamente durante il viaggio e poi recuperarlo nei giorni successivi.

Chi non è nelle condizioni di poterlo praticare può sempre recuperarlo in un altro mese dell’anno, se lo desidera.

All’interno della Sunna del profeta, vengono elencate alcune raccomandazioni generali da seguire durante il mese del digiuno. Una tra le più praticate è quella di fare un pasto leggero prima del sorger dell’alba, esso viene chiamato Suhur.

Per quanto riguarda l’Iftar, ovvero il secondo pasto concesso durante il Ramadan, la tradizione prevede di rompere il digiuno dopo il tramonto mangiando 3 datteri, in ricordo di come il profeta spezzò il digiuno. Successivamente è consuetudine mangiare, insieme alla famiglia, piatti tradizionali salati e dolci che variano a seconda del paese di provenienza.
Durante questo periodo è fondamentale anche far visita ai fratelli musulmani e intensificare le pratiche di solidarietà, infatti, ogni sera del mese, le comunità si dovrebbero riunire per recitare delle preghiere che permettono la lettura dell’intero testo sacro nel giro di un mese.
Nel condividere per un mese lo stesse fatiche ci si riscopre uniti per uno stesso scopo e si intensificano in questo modo le relazioni interpersonali all’interno delle varie comunità musulmane.

Il mese di Ramadan termina con una festa in cui si rompe il digiuno e che si chiama Aid al-fitr (ﻋﻴﺪ ﺍﻟﻔﻄﺮ), letteralmente festa dell’interruzione. Un altro modo per riferirsi a questa festa è Aid al-saghir (عيد الصغير), letteralmente festa minore, dato che quella maggiore sarebbe la festa del sacrificio, che mette fine al pellegrinaggio (Hajj). Durante questa giornata di festa si prega, si condivide il pranzo con la famiglia e non manca sicuramente l’aspetto ludico.

Ci preme terminare questo articolo illustrando le espressioni che vengono utilizzate per augurare buon Ramadan e buona fine del Ramadan, così che possiate utilizzarle con i vostri conoscenti musulmani.

Quando inizia il Ramadan e durante il periodo l’augurio che si ripete è: ramadan karim o ramadan mubarak.
D’altro canto quando finisce il Ramadan l’augurio è AID MUBARAK .

Giorgia Facchini

Fonti

  • Campanini Massimo, Islam, Editrice La Scuola, 2013, Milano
  • Ventura Alberto, L’Islam sunnita nel periodo classico (1999) in Firolamo Giovanni (a cura di), Islam, Roma
  • Hammuda Abdelati, Islam in focus, Islam info.it, 2013, Cusano Milanino

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