Caramel – Nadine Labaki: cinema al femminile

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Tre giovani estetiste, una donna che ha paura di invecchiare, un’anziana sarta e un quartiere popolare di Beirut. Così si potrebbe riassumere il film d’esordio alla regia di Nadine Labaki.

È il 2007 quando la regista debutta con Caramel (سكر بنات, caramello in arabo: usato in Medio Oriente come tecnica di epilazione) un film al femminile estremamente originale e tremendamente inedito per il canone cinematografico libanese. La storia è quella di cinque donne alle prese coi loro problemi quotidiani in un quartiere popolare della capitale libanese. Problemi comuni a molte donne di ogni parte del mondo: l’amore, il ripudio della vecchiaia, la scoperta e la repressione della propria sessualità e ancora il rispetto delle tradizioni; temi che potrebbero essere estratti dal contesto specifico e messi in scena in qualunque altra città di qualsiasi nazione poiché, a fronte di qualche riferimento culturale tipicamente mediorientale, come il caramello stesso del titolo, il film abbraccia tematiche universali.

L’ironia e la comicità del quotidiano trionfano e condiscono un film che funziona nella sua semplicità ma non banalità. Caramel è infatti qualcosa di mai visto nel canone cinematografico libanese della nahda (letteralmente rinascita, Lina Khatib riconosce la data di inizio della rinascita del cinema libanese con l’uscita di West Beirut di Ziad Doueiri, recensito qui), canone che si è spesso basato su tematiche quali la guerra e il confessionalismo.

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L’estrema originalità del lungometraggio sta proprio qui, nel discostarsi dalle classiche tematiche che ci si aspetterebbe da un film libanese e nel mettere in scena una storia universale che travalica i confini nazionali.

Labaki scrive e dirige un dramedy dalla fotografia calda e satura, un film dalle musiche sensuali e allegre composte da Khaled Mouzaner (futuro marito e costante collaboratore della regista), un testo così scevro dal dolore e dall’odio, che fa di Caramel un film talmente originale da non sembrare libanese.

Il film viene scelto come candidato agli Academy Awards senza entrare in cinquina ma il successo è comunque folgorante: a fronte di un budget di un milione e mezzo di dollari ne incassa oltre tredici milioni in tutto il mondo, venendo distribuito in oltre 40 paesi. Nadine Labaki si impone come una solida realtà e la più vivida stella del cinema arabo, tutto questo al suo primo film da regista.

Luigi Toninelli

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